La Roba

Raccolta: Novelle Rusticane (prima pubblicazione nel 1880; definitiva nel 1883)

Anno di pubblicazione dell’opera: 1980

Riassunto:

Nell’attraversare le vaste campagne tra Lentini e Francofonte, nella piana di Catania, il viandante che avesse chiesto di chi era tutta quell’estensione di terra, il bestiame, le proprietà e quanto altro si poteva vedere si sarebbe sentito rispondere che era tutta "roba" di Mazzarò. A quel viandante poteva così sembrare che fosse di Mazzarò anche il sole che illuminava quelle distese e che anzi quelle proprietà fossero addirittura Mazzarò disteso sulla sua terra e che vi camminasse sulla sua pancia. In realtà Mazzarò era un ometto che di grande aveva solo la pancia benché non spendesse per mangiare che poco o nulla. Tutto quello che aveva era stato guadagnato con l’intelligenza e la sua spregiudicatezza che lo avevano fatto passare dallo stato di povero bracciante a grande proprietario terriero. Aveva cioè dedicato tutta la sua vita ad accumulare la roba. Chi lo aveva preso a calci ora gli dava dell’eccellenza, e lui poteva permettersi di pensare al barone, suo vecchio datore di lavoro (e di calci nel sedere) come ad un "minchione" caduto in disgrazia. Cosi poco a poco Mazzarò aveva acquisito tutte le proprietà del barone, lasciandogli solo lo stemma di famiglia, di cui lui non sapeva proprio che farsene; cosi come non aveva mai denaro, perché quando aveva accumulato una certa somma, acquistava ancora terra e proprietà. Voleva, diceva sempre, avere più terra del Re che contrariamente a lui non poteva dire che era sua, ne venderla. Ma, giunto al termine della sua vita, non sapeva rassegnarsi di dover lasciare la sua roba e, come un pazzo uccideva le sue bestie e gridava alla sua terra che doveva andarsene con lui.

Tema principale: L’uomo è vittima di un destino implacabile che non dà mai tregua alla sofferenza. Se Mazzarò aveva sacrificato tutta la vita a mettere da parte la sua "roba", doveva sapere che prima o poi sarebbe invecchiato e sarebbe quindi giunta l’ora della sua morte. Così ora non sapeva più che farsene di tutto e, in preda alla disperazione, voleva che la sua roba morisse e se ne andasse con lui. Anche in questa novella si può notare il pessimismo come tema di sfondo; ma è soprattutto presente il tema principale delle Novelle Rusticane e cioè quello dell’economia vista come unica religione, come unica ragione di vita.

Analisi dei personaggi: Nella novella l’unico personaggio è Mazzarò, da cui tutto dipende e a cui tutto appartiene.

Caratterizzazione fisica : Egli era un omiciattolo \ Di grasso non aveva che la pancia

Forza fisica : Quando andava senza scarpe a lavorare la terra

Aveva provato quel che ci vuole a fare i tre tarì della giornata, nel mese di luglio , a star colla schiena curva 14 ore ,

col soprastante a cavallo dietro, che vi piglia a nerbate se fate di rizzarvi un momento .

Caratterizzazione psicologica : Era ricco come un maiale \ Non mangiava altro che due soldi di pane \ Aveva la testa che era un brillante

Mazzarò era ricco, ricchissimo; nonostante ciò si privava di tutto ed era tirchio, non aveva nessun vizio per non sprecare soldi. Era quindi un uomo meschino, grottesco e molto spilorcio, ma un uomo molto intelligente, che grazie appunto alla sua intelligenza e abilità era riuscito ad accumulare così tanta roba. Mazzarò rispecchia l’eroe titanico.

Analisi dell’ambiente: L’ambiente è quello dove si muove Mazzarò; si parla quindi di possedimenti terrieri, campi, distese ed orti, e tutto ciò che si può immaginare del piccolo paese, perché anche il paese appartiene a Mazzarò. I possedimenti di Mazzarò si trovano precisamente in Sicilia, nella piana di Catania "tra gli aranci sempre verdi di Francofonte, e i sugheri grigi di Resegone, e i pascoli deserti di Passaneto e di Passanitello, e il Biviere di Lentini"".

                               

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